Il primo libro del giornalista Massimo Giletti porta il titolo “Le Dannate”, dedicato alla storia delle sorelle Napoli e gli intrecci mafiosi di un paese dell’entroterra siciliano, Mezzojuso. Ad attendere Giletti nel giardino di Villa Vaccarino, il sindaco di Milazzo Pippo Midili, che oltre ad accogliere lo scrittore e giornalista ha inaugurato la prima del Milazzo Cult Festival, dove cult sta proprio per cultura. Un festival infatti che nei prossimi giorni avrà come ospiti grandi nomi come Pietro Grasso, Catena Fiorello, Safiria Leccese, per citarne solo alcuni. “Abbiamo scelto di affrontare anche tematiche forti qui nel giardino letterario, ha detto Midili, perché purtroppo non possiamo nascondere il fatto che la mafia esiste, è la parte più brutta del nostro tessuto sociale e mi fa piacere che Giletti con la sua “presunzione da giornalista” abbia affrontato una tematica così importante”. Senza anticipare troppo del libro, per chi non avesse seguito la storia portata in tv proprio nella trasmissione di Massimo Giletti su La7, le tre sorelle Napoli tenutarie di un fondo di settanta ettari in cui producono frumento, rimangono vittime dell’interesse per quel terreno, da parte della mafia dei pascoli. Mucche che sconfinano nel terreno, una città, Mezzojuso, che volta le spalle alle tre donne e ad una madre che cerca di contenere la ribellione delle figlie, ma allo stesso tempo le incita a non arrendersi. Nel mezzo della vicenda, approdano in trasmissione da Giletti e lui diventa il loro paladino, colui che verrà in Sicilia e affronterà a muso duro, senza cedere alle intimidazioni, tutto il sistema; cittadini, sindaco, pastori, un sistema radicato che sembrava incrollabile ma alla fine scardinato proprio dalla caparbietà delle sorelle Napoli e dal giornalista d’inchiesta Massimo Giletti, che ancora oggi paga le conseguenze della sua “missione”. Minacce di morte direttamente dal carcere per Giletti, costretto perciò alla scorta. E lui si commuove pensando alla vicenda, al dolore e disperazione di queste donne ma “ sentivo di dover fare qualcosa. Mi dava fastidio sentire le intercettazioni mafiose parlare con tono spregevole di quelle sorelle e solo perché donne”. A moderare l’incontro il direttore editoriale della Gazzetta del Sud Lino Morgante e il Professore Giovanni Moschella. Proprio Morgante ha sottolineato la tattica di alcuni di impedire il lavoro del giornalista in generale, lanciando minacce di “querele dissuasorie”. “Conosciamo bene questo metodo, ha detto Lino Morgante, un modo per intimidire, richieste di risarcimento milionarie e un sistema legislativo che non sta dalla parte del giornalista. Una legislazione che più volte è stata bloccata nel momento del cambiamento”. Una tesi avvalorata anche dal Professor Moschella che ha posto a Giletti una domanda in merito: Che prospettiva vedi per la Sicilia dei prossimi anni?” Risposta: “Sarei propenso a suggerire ai giovani di questa terra di rimanere qui e andare avanti per sconfiggere il sistema ma non posso non pensare che avrebbero vita difficile. Esistono alcune parti della Sicilia in cui il sistema mafioso è ancora troppo radicato. Sicuramente dopo le uccisioni di Falcone e Borsellino c’è più consapevolezza del “sistema mafia” ma c’è ancora tanto da lavorare”. Un Giletti commosso, un pubblico totalmente assorbito dal racconto e dalla voglia di riscatto delle sorelle. Una lettura estiva per nulla banale, impegnata ma che, come lo stesso Lino Morgante ha suggerito, dovrebbe essere letta nelle scuole, a scopo pedagogico, informare i ragazzi attraverso questo libro di cosa è in grado di fare la mafia e del riscatto che è possibile, necessario se questa terra di Sicilia vuole fare un passo in più, per il suo bene, per il bene di tutti.